Spread e mutui. I mercati drogati dalle menzogne.

Lo spread non fa aumentare l’interesse dei mutui? No, Vediamone le ragioni. I mutui a tasso fisso, come da contratto di accensione del mutuo non cambieranno mai la rata ( quota capitale+quota interesse) perché sono, appunto, a “tasso fisso”. L’ammortamento generalmente è di tipo francese e la rata sarà la stessa dalla prima all’ultima Invariabile per clausole contrattuali). I mutui a tasso variabile invece variano in ragione della variazione dell’Euribor, il tasso interbancario con cui le banche europee si scambiano liquidità per brevi (più raramente medi o lunghi periodi). Questo tasso interbancario (fra banche, non fra banca e cliente) non risente dello spread perché dipende essenzialmente dalla domanda ed offerta di liquidità fra le banche. Il tasso può variare in primo luogo al variare dell’aumento o diminuzione del tasso sui depositi che la BCE dovrebbe pagare alle banche che depositano presso i suoi conti disponibilità liquide. Il primo elemento chiave dell’eventuale aumento dell’Euribor è un incremento del tasso sui depositi presso la BCE. Attualmente questo tasso sui depositi BCE è NEGATIVO e pari allo -0,4%. Significa che le banche che depositano le liquidità presso la BCE pagano (non ricevono) alla BCE lo 0,4%. Altro fattore dell’eventuale variazione dell’Euribor è una possibile crisi di fiducia fra le banche europee che non fidandosi le une delle altre, aumentano il tasso di interesse con cui si prestano vicendevolmente liquidità. Una crisi di fiducia fra le banche europee c’è stata nel 2008. Sintesi: l’Euribor in previsione NON ha alcuna possibilità di variare nel breve periodo perché a) il tasso di deposito della BCE è negativo -0,4%, b) data grande disponibilità di liquidità presente in Europa non è prevedibile un incremento del tasso di scambio nel sistema bancario europeo. Lo spread come sappiamo è la differenza di rendimento fra i BTP italiani ed i bund tedeschi. Lo spread e l’Euribor non hanno punti di contatto, il primo dovrebbe definire lo stato di salute di un’economia, il secondo è un tasso interbancario e sono avvalorati da “mercati” diversi. Ora serve una precisazione. Pur non avendo contatti definiamoli così “immediati”, lo spread intacca l’Euribor nel medio periodo perché è ( meglio dovrebbe) essere, come abbiamo detto, un indicatore dell’economia di un Paese. In generale se l’economia va male chi presta disponibilità liquide chiede interessi più alti. Il punto di contatto fra lo spread e l’Euribor è eventualmente nel medio periodo non nel breve o brevissimo. Allora perché le banche hanno già aumentato i tassi dei mutui (tutti sia a tasso fisso che variabile)? Se lo spread non c’entra nulla, allora perché lo fanno? La spiegazione questa volta non riguarda la pratica bancaria o la speculazione sullo spread ma ha connotati macroeconomici. Partiamo dal 2006 crisi dei sub prime negli USA che si è riversata nel 2008 in Europa. Draghi (la faccio breve), con il suo QE (allentamento monetario) ha inondato l’Europa di liquidità ( oltre 3.000 miliardi di euro) facendo in modo di finanziare le banche, NON l’economia reale, altrimenti sarebbero fallite causa i derivati che avevano acquistato a prezzi folli per poi ritrovarsi in breve tempo con valori nulli. In bilancio si profilavano perdite gigantesche, da fallimento appunto. Le banche europee, tutte, anche quelle tedesche, non solo quelle italiane, hanno approfittato della liquidità e dei tassi inesistenti per inserire nei loro portafogli importanti quantità di BTP, lucrando sul rendimento. Nel periodo 2010-2017 l’Italia, ma non solo, ha visto un facile mercato per il collocamento del suo debito pubblico che veniva tranquillamente assorbito con il meccanismo visto sopra. Tutto bene quindi? No, assolutamente no. Il mercato era “drogato” dal QE e quando il QE sarebbe finito il drogato ne avrebbe risentito immediatamente andando in crisi d’astinenza. Allora perché le banche aumentano i tassi dei mutui? La ragione giunti a questo punto è chiara. Vista la speculazione sullo spread con la diminuzione del prezzo dei BTP ( se vendo un BTP il suo rendimento aumenta, ecco l’incremento di rendimento dei titoli italiani rispetto a quelli tedeschi), significa che le banche, specie quelle italiane, hanno nei loro bilanci dei grossi problemi patrimoniali. Hanno acquistato BTP ad un determinato prezzo, li hanno inseriti nei loro stati patrimoniali al prezzo d’acquisto ed ora sempre gli stessi titoli vengono avvalorati al prezzo corrente di mercato provocando grossi problemi di bilancio. Per risolvere parzialmente il problema, le banche per i nuovi richiedenti i mutui (non i vecchi perché come abbiamo visto non possono farci nulla) li propongono con tassi crescenti sia per i contratti a tasso fisso sia per quelli variabili legati all’Euribor. Lo spread non c’entra nulla con i tassi dei nuovi mutui ma le banche ( soprattutto quelle che in passato hanno fatto scelte sbagliate) scaricano i loro problemi sui clienti additando come responsabile lo spread che è colpevole degli aumenti come lo erano gli untori di manzoniana memoria nella diffusione della peste a Milano. Lo spread, tecnicamente, nell’immediato non ha alcuna rilevanza sui mutui in essere e potrà (forse) averla nel medio termine. Solo le banche per loro esigenze di bilancio dichiarano che la relazione esiste, gli untori del 1630 pare esistano tutt’ora, immutati ed immutabili.

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