I sei peccati capitali del MES

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A pochi giorni dall’informativa del Governo al Parlamento italiano circa la posizione da tenere al prossimo incontro dei Capi di Stato e di Governo (on line) che si terrà venerdì 24 aprile, credo sia opportuno, dopo le varie dichiarazioni spesso contraddittorie di esaminare i sei peggiori difetti del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità, conosciuto anche come ESM). Premessa, il MES è uno strumento per “assistere” un solo Paese nel caso non abbia accesso ai mercati finanziari (stia fallendo). In quel caso può, se lo ritiene, accedere ai fondi del MES con le condizionalità sempre presenti ( NON esiste un MES senza condizionalità). Il MES quindi non è lo strumento di finanziamento per scopi diversi da quello di dare liquidità ad un singolo Paese (non una moltitudine di Paesi) in pre-fallimento. L’esempio delle difficoltà che dovrà affrontare un Paese che ricorre al MES è la Grecia. Dopo la premessa elenchiamo i 6 peccati capitali del MES (ESM).

1- Ammontare dei fondi disponibili. È importante partire da questo punto perché se dovesse risultare che l’ammontare dei fondi (eventualmente) disponibili per più Paesi che dovessero fare richiesta del MES fossero inadeguati ( troppo pochi) si potrebbe concludere definitivamente il ragionamento perché occorrerebbe trovare un altro sistema di finanziamento adeguato ai bisogni (la coperta sarebbe troppo corta). Dalle ultime stime della Confindustria si ricava che il crollo della ricchezza nazionale si attesterebbe intorno ai 100 miliardi di euro al mese. Se consideriamo soltanto due mesi, il conto è semplicissimo sono 200 miliardi di euro di ammanco. Proprio ieri i mass media ci hanno informato che il calo del PIL spagnolo (altro Paese eventualmente interessato alle “provvidenze” del MES) per il corrente anno si prevede in un -13,5%, altre centinaia di miliardi di euro. Se l’ammontare massimo cui l’Italia avrebbe accesso sono 35 miliardi di euro è di tutta evidenza che “la coperta è troppo corta”.

2- Scadenza del prestito. Accedendo ai finanziamenti del MES se è importante considerare la quantità, è altrettanto importante fare attenzione al periodo della concessione del prestito. L’affermazione sembrerebbe di una banalità unica, in questo caso, invece, ha un’importanza capitale. La pandemia che stiamo sopportando sta devastando tutto il Mondo, è un disastro macroscopico per cui occorrono strumenti innovativi mai utilizzati prima. I finanziamenti del MES, necessariamente, devono avere una scadenza, non sono stati pensati per finanziamenti senza restituzione (capitale ed interessi). Questo significa che l’accesso al credito MES porterebbe criticità ai Paesi che ne hanno fatto uso e, forse, non essere in grado di rimborsare nei tempi e modi previsti dalle condizionalità (sempre presenti art. 136 comma 3, ultimo capoverso del Memorandum confermativo del MES). In questo caso la cura sarebbe peggio dalla malattia. Una soluzione radicale sarebbe invece l’emissione di titoli di debito irredimibili (vedi post del 19 aprile).

La Troika strangola la Grecia fonte: https://www.la7.it

3- Sostenibilità del prestito. Come per tutti i prestiti, prima dell’erogazione, è previsto uno studio sulla sostenibilità delle capacità finanziarie del debitore che garantiscano la sostenibilità del prestito. Segnalo subito, a scanso di equivoche interpretazioni, che nella versione “light” del (MES) ovvero del MES “senza condizionalità” è stato dichiarato che l’esame della “sostenibilità” data la pandemia non verrà svolto. Immaginiamo solo per ipotesi che l’Italia acceda al finanziamento del MES light per cui non è sottoposta allo studio di sostenibilità del debito e che (fortunatamente) la pandemia finisca il giorno dopo l’erogazione dei fondi. Sappiamo che nel Memorandum istitutivo del MES è prevista la clausola che le condizionalità possono essere cambiate “in itinere” cioè dopo l’erogazione dei fondi. In ogni caso uno studio della sostenibilità del prestito non sarebbe possibile nelle condizioni economiche presenti e future dell’Italia ma come sappiamo, sono previste come pre-condizione per l’accesso al MES.

4- Finanziamento su larga scala per una molteplicità di Stati. Richiamando la premessa, il MES è stato progettato per “assistere” pochi Paesi in crisi finanziaria non per risolvere i problemi di finanziamento della domanda interna di più Paesi in profonda crisi economico-finanziaria e, tanto meno, per essere argine a possibili fallimenti bancari a catena (speriamo non si verifichino). Quindi il MES “light” per il finanziamento delle sole spese sanitare è chiaramente fuori linea rispetto al Memorandum istitutivo.

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5- Prevenzione delle crisi bancarie. Nel prossimo futuro la tenuta delle banche sarà uno degli argomenti di maggiore preoccupazione dei Governi. Il MES se visto come prevenzione dei fallimenti bancari, non può essere circoscritto alle sole spese sanitarie ma inteso come iniezione di liquidità nel sistema per arginare possibili crisi di liquidità dell’intero sistema bancario. In questo caso un “credito” non risolverebbe il problema occorrerebbe l’immissione diretta di moneta da parte della BCE oppure l’uso di titoli di debito a zero interessi, irredimibili, emessi dagli Stati nazionali e acquistati dalla BCE.

6- Diritto di veto degli Stati nazionali. Il MES è una istituzione inter-governativa dove ogni Stato nazionale può esercitare, se vuole, il diritto di veto. Questo significa che ogni Stato può intervenire facendo pesare la sua singola volontà sull’uso del MES senza che altri Stati possano, anche di comune accordo, procedere diversamente. Risulta evidente che il MES, non è uno strumento di “coordinamento” delle politiche e delle necessità dei vari Stati, al contrario ogni singolo Stato, ovviamente, vedrà il MES nell’effettivo uso, come uno strumento per perseguire l’interesse nazionale a scapito di altri Paesi. Assistiamo infatti che alcuni Paesi indicano il MES come l’unica possibile soluzione per altri Paesi, insistendo per il suo utilizzo. La Grecia testimonia questo stato di cose.

Il MES, in ogni sua definizione “light” o “normale”, è da evitarsi come il coronavirus. All’inizio della pandemia era stato classificato da alcuni esperti come “una normale influenza”, abbiamo visto e patiamo i reali effetti con perdita di migliaia di vite umane.

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