Enrico Mentana, direttore Tg4

Enrico Mentana, direttore Tg La7

L’analisi del direttore del TG di La7 Enrico Mentana é impietosa eppure, come sempre, brillante. E il suo ottimo seminario all’international journalism festival di Perugia non fa eccezione. In estrema sintesi, Mentana lamenta una crisi del livello intellettuale/culturale della mia generazione e ancora piú di quelle immediatamente successive. Una crisi che va di pari passo con quella della politica e della comunicazione e con l’avvento dei social network. Una crisi epocale che sa di definitivo! La fine della stampa sarà, parafraso, altrettanto decisiva che la sua nascita. Alla Storia come sappiamo non manca certo il senso dell’ironia.  Il mondo novecentesco della carta stampata é evidentemente finito anche se, per dirla alla Khun, non sono ancora morti tutti coloro che ragionano col paradigma del secolo scorso: con i concetti tra gli altri di destra e sinistra, di governativo o antigovernativo, di democrazia. Non sono ancora morti tutti coloro che hanno come rito mattutino la lettura del giornale e coloro ( tra cui chi scrive, non più trentenne a dire il vero) che sono piú interessati dal lavoro della commissione esteri che non dal nuovo talent show dagli ascolti record. Non sono ancora morti ma moriranno e verranno/verremo seppelliti dalla nuova generazione che, come dice il direttore di La7, non legge più il giornale al bar la mattina, nemmeno quello sportivo “grado zero del giornalismo” ibid.  E la cesura epocale non é in corso, perché si é già verificata. Una frattura totale che riguarda – dice Mentana- anche tutti gli altri campi delle attività umane e sociali: dal modo di ascoltare e di comprare la musica, di guardare film, a quello di arredare una casa contemporanea. Così la morte della carta stampata va di pari passo con quella del giradischi e quella dei negozi di antiquariato, soppiantati da iTunes e dall’Ikea. Non ci sarebbe nulla di male se non un po’ di nostalgia, perché il mondo va avanti, si dice sempre. Se non fosse che l’uso dei social, forse, porta a una perdita di concentrazione e di analisi dei problemi e delle questioni rilevanti. Ci si concentra  di piú su un “troll” che sul confronto tra Ms.Clinton e Mr.Trump. Aggiungi che i giovani sono posti ai margini della società non solo per la fruizione dell’informazione, ma anche e soprattutto per le attività lavorative e per le disponibilità economiche.  Ma nessuno, mai,  ha rinunciato a un briciolo di diritti acquisiti o di privilegi per dare un’opportunità a un giovane. E fino a qui condividiamo appieno il ragionamento di Mentana. Stupisce, ancora, la rassegnazione dei giovani che si accontentano del ruolo marginale e non protestano per ottenere il loro spazio da chi detiene le leve del potere economico e politico. Perché non esiste una pulsione antagonista e perché si rassegnano a un ruolo

Giovani del m5s con il vicepresidente Luigi Di Maio

Giovani del m5s con il vicepresidente Luigi Di Maio

gregario? Perché sono drogati dagli impulsi ottico-telematici di smartphone e lcd? Eppure qualcosa i giovani hanno fatto. Cos’è il Movimento 5 Stelle se non questo? Come può essere sfuggito a Mentana che il gran numero di giovani esclusi dalle logiche della società hanno parlato -eccome- e hanno inciso -eccome- sulla società e sulla politica senza rock, senza fumo, senza creste di capelli colorati ma con una sobrietà e maturità politica sorprendente, vera novità di questa rivoluzione giovanile del 2000? Politicamente e democraticamente la classe giovane riuscirá a prendersi i diritti che la classe politica più vecchia non ha mai voluto cedere di un centimetro. Mi piace pensare che sia questa l’opera d’arte della gioventù di oggi, che ha costruito invece che distrutto, che governerà invece di limitarsi a manifestare, che cambierà il Mondo invece di subirne il cambiamento. Sarà cosí e spero di non sbagliare.

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