Deflazione salariale e calo della produttività?

Il meccanismo della deflazione

Deflazione salariale e calo della produttività?

Siamo tutti in attesa della ripartenza dell’economia nazionale e molti stanno pensando ai tempi e ai modi del nuovo inizio. Molti prevedono che la situazione precedente sarà irripetibile e che dovranno cambiare modi, produzione ed organizzazione del lavoro oltre ai rapporti inter-sociali. Il problema attuale per moltissime imprese piccole o grandi che siano è la liquidità, la disponibilità di mezzi finanziari per sopperire ai debiti e per far funzionare la macchina produttiva.

La ripresa dipenderà da come evolverà la domanda aggregata, quindi dal livello di occupazione e dalla produttività intesa come produzione nell’unità di tempo. Vediamo qualche dato storico per cercare di intuire quale sarà il prossimo futuro dell’economia italiana. Compariamo la produttività del lavoro dal 1995 al 2015 di tre Paesi: Italia, Germania e Stati Uniti (dati tratti da Eurostat, Federal Reserve).

Nel periodo che ci interessa (lungo abbastanza per essere significativo) la produttività del lavoro in Italia è aumentata del +10%, in Germania del +30%, negli USA del +45%. Per aumentare la produttività occorrono investimenti, ad esempio sostituisco i vecchi impianti con nuovi impianti innovativi che portano un incremento della qualità del lavoro. Dato che alla ripartenza dell’economia molte imprese si saranno indebitate per cercare di avere un minimo di disponibilità liquida certamente non penseranno agli investimenti, tanto meno a quelli attinenti un incremento della produttività.

Perdendo posizioni rispetto ad altri Paesi, si cercherà di essere comunque competitivi cercando nel mercato del lavoro mano d’opera la più economica possibile, cioè maestranze che pur di avere di che vivere saranno disposte ad accettare lavori a salari/stipendi decrescenti. Questo è il fenomeno della deflazione salariale. Nel prossimo futuro vedremo occupati che perderanno il posto di lavoro, imprese che non investiranno in incrementi produttivi congiungendo due fenomeni che avviteranno in una spirale distruttiva l’economia domestica, l’ulteriore calo della produttività per mancanza di investimenti e la conseguente deflazione salariale.

Chi sarà occupato a salari decrescenti, comprimerà i consumi, riducendo la domanda aggregata che farà diminuire la richiesta di investimenti per la produttività e giocoforza il PIL nazionale. Il calo del PIL porterà per la necessità del mantenimento dei servizi essenziali (per esempio sanità) ad un incremento del livello della pressione fiscale.

I Paesi che nella ripresa economica registreranno imprese meno indebitate quindi con apporti di liquidità che non creino posizioni debitorie faranno barriera contro la deflazione salariale.

.

 

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *