Crollano i consumi delle famiglie italiane. Foto fonte: tgcom24.mediaset.it

Crisi: La parziale conversione del debito pubblico potrebbe essere la soluzione per uscire dalla crisi economica e non deve spaventarci. Sono mesi ormai che i vari Ministri economici dell’UE cercano una soluzione per uscire dalla pesante crisi che ci opprime. Finora abbiamo assistito a parziali interventi statali che comportano linee di credito per le imprese ma questo sappiamo equivale ad un indebitamento e comunque, finché le famiglie non avranno la disponibilità liquida da spendere non attiveranno la domanda aggregata. In brevi termini le imprese potranno eventualmente produrre ma se le famiglie non potranno spendere l’economia non funzionerà.

Vediamo due soluzioni sul tavolo, una nota l’altra meno. La prima soluzione di cui abbiamo sentito e subito scartata per i pessimi effetti che avrebbe sull’intera economia è quella della ristrutturazione del debito pubblico. I Paesi ad alto indebitamento, vedi l’Italia (quarto debito pubblico al Mondo pari a oltre 2.300 miliardi di euro) potrebbero essere tentati dalla ristrutturazione del debito pubblico, cioè lo Stato decide unilateralmente di non rimborsare più per esempio i BTP (66% dell’intero debito pubblico italiano). Questa certamente non è una soluzione perché il contraccolpo a livello domestico ed internazionale sarebbe fortissimo soprattutto nel bel mezzo di una crisi sistemica mondiale. Una soluzione innovativa e molto più utile della precedente potrebbe arrivare da una parziale conversione del debito pubblico. Uno Stato sovrano dotato di una Banca centrale nazionale prestatrice di ultima istanza, quando decide di emettere titoli di debito si presenta al mercato con un determinato tasso di interesse. I titoli vengono acquistati dal mercato e la parte che eventualmente non viene collocata (invenduta) viene acquistata dalla Banca centrale nazionale (Banca prestatrice di ultima istanza) emettendo moneta. Questo tipo di operazione presenta vantaggi quali la possibilità per il Ministero del Tesoro di decidere in tutta autonomia il tasso di interesse da riconoscere ai titoli di debito con la certezza che comunque lo Stato troverà finanziamento. Così facendo l’emissione del nuovo debito pubblico diventa surrettiziamente anche uno strumento per il controllo dell’inflazione. Ancora, non vi è ricorso a trasferimenti fra lo Stato emittente ed altri Stati creditori. Un ulteriore passo esplicativo. Lo Stato sovrano potrebbe, in caso di profonda crisi ed in condizione di necessità ed urgenza decidere di emettere titoli di debito a zero interessi. Così facendo risulta evidente che il mercato per questi particolari titoli sarebbe molto ridotto perché il nostro Stato di riferimento è uno Stato ad “alto livello di indebitamento”. In caso di emissione di titoli di debito a zero interesse soccorrerebbe completamente la Banca centrale nazionale che acquisterebbe i nuovi titoli di debito fornendo la liquidità che, in emergenza, serve allo Stato. Ancora lo Stato potrebbe decidere che i titoli acquistati dalla Banca centrale siano irredimibili, cioè restino nel bilancio della Banca centrale illimitatamente senza avere mai rimborso. La Banca centrale, sappiamo, è l’unica Banca all’interno dello Stato che possa permettersi un’operazione del genere perché in caso di necessità è l’unica dell’intero sistema che può emettere moneta. A livello di debito pubblico complessivo questa operazione non compromette nulla, perché non produce interessi passivi, non prevede rimborso, non ha impatto sul mercato dei titoli perché la stragrande maggioranza sono stati acquistati dalla Banca centrale nazionale, non c’è pericolo per l’inflazione perché la creazione di moneta da parte della Banca centrale è avvenuta in stato di necessità ed urgenza per attivare la domanda aggregata. Ancora un passo avanti. Abbiamo visto quali sono gli elementi che servono per la conversione di parte del debito pubblico di uno Stato sovrano, essi sono: il

La Banca d’Italia a Roma

Ministero del Tesoro che emette i titoli a tasso zero e la Banca centrale nazionale prestatrice di ultima istanza. Nel contesto europeo abbiano i seguenti soggetti: gli Stati nazionali che possono emettere i titoli di debito a zero interessi, il mercato dei titoli e la BCE che (sfortunatamente) nel suo mandato pur non contemplando la funzione di essere prestatrice di ultima istanza può però acquistare sul mercato secondario i titoli di debito degli Stati nazionali. La soluzione quindi potrebbe essere rappresentata dall’emissione di titoli di debito pubblico a zero interessi, irredimibili, immessi sul mercato dei titoli a esclusivo acquisto da parte della BCE. I vantaggi. Non vi sarebbe mutualizzazione del debito pubblico con altri Stati, non si avrebbe incremento nello stock del debito pubblico, non vi sarebbero interessi passivi da pagare, non vi sarebbe la necessità di rimborso, non vi sarebbe nessun genere di speculazione, non vi sarebbe nessun down grade del rating internazionale del debito pubblico, non vi sarebbe alcun incremento dello spread, non vi sarebbero particolari problemi con l’incremento, nell’immediato, dell’inflazione.
Lo Stato potrebbe emettere l’ammontare di tioli necessari per azzerare completamente gli effetti della crisi economica, per l’Italia potrebbero essere circa 600 miliardi di euro.
Praticamente solo uno svantaggio: la necessità di capire che la BCE (meglio il SEBC- Sistema Europeo delle Banche Centrali) se veramente è una “Banca centrale” dovrebbe assolvere a tutti i compiti previsti da un “vera” Banca centrale.
Si può fare, basta volerlo.
Se ne parlerà pubblicamente a breve, vedremo come ci informeranno i mass media.

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