Silvia liberata: le conseguenze di una strategia fallimentare nn

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Silvia Romano. fonte: https://www.repubblica.it/

Nauseante, non ci sono altre parole. La liberazione di Silvia Romano è una notizia che dovrebbe essere buona. Eppure non riusciamo a gioire appieno.

Non vogliamo unirci alla cordata di odio mediatico e da tastiera ma non riusciamo a festeggiare.
La nostra connazionale fu rapita in Kenya 18 mesi fa ed e’ stata rilasciata a qualche chilometro da Mogadiscio, area operativa degli Al-Shabaab somali, gruppo terroristico jhiadista sunnita di matrice islamista.

Sull’ operazione ci sono molti aspetti oscuri e non crediamo verranno chiariti essendo l’operazione avvenuta nell’ambito dei nostri servizi segreti.

Alcune cose sono state rivelate. Per esempio che si è trattato di un’operazione congiunta che ha visto impegnati insieme ai nostri agenti i servizi kenioti e quelli turchi.

Il coinvolgimento turco sembrerebbe a prima vista più difficile da spiegare di quello Kenyota, il rapimento era infatti avvenuto in Kenya.
La presenza turca e’ meno giustificata se non dall’ ingerenza sempre piu’ ingombrante della Turchia nelle aree di influenza italiane, specie nell’ex Somalia italiana, è divenuta negli ultimi anni sempre più massiccia e condizionante. Per riempire il vuoto lasciato dalla lungimiranza nella politica estera e nella strategia italiana in Africa.

Il merito della liberazione e’ per buona parte attribuibile all’Aise, vale a dire Palazzo Chigi. Vale a dire: il presidente del Consiglio. Il premier Conte ha infatti mantenuto sinora la delega del settore.

Il punto, un punto, centrale che sembra condizionare il dibattito sui social e sulla stampa riguarda il presunto riscatto. E’ stato pagato e se si’, da chi? E quanto?

Nicola Calipari e Giuliana Sgrena

Non sarebbe la prima volta, certo. Come non ricordare il caso Sgrena o meglio il caso Calipari visto che solo il secondo ci ha lasciato le penne. Come non ricordare le dichiarazioni ingrate della stessa Sgrena all’alba della sua liberazione. La polemica e’ sterile forse ma anche comprensibile visto che i riscatti richiesti sono cospicui, fino anche a parecchi milioni (di dollari americani in genere).

L’aspetto piu’ problematico riguarda la strategia visto che questi incassi di denaro finanziano il terrorismo islamico nell’area MENA (Nord Africa e Medio Oriente) tanto quanto il traffico di droga.

Se l’Italia dovesse risultare l’unico paese disposto a pagare, i rapimenti finirebbero tutti con l’indirizzarsi inevitabilmente verso cittadini del nostro paese. Ed e’ quello che sta avvenendo perché questa prassi consente ai rapitori di evitare i rischi connessi al sequestro di un americano, un francese o un inglese.

Abbiamo salvato Silvia Romano ma quante vite abbiamo sacrificato cedendo alle richieste dei gruppi terroristici?

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