Perché Charlie Parker?

Inauguriamo oggi la nuova rubrica “Vip: perché?” a cura del nostro John Del Ferraro, che ci parlerà di personaggi che in qualche modo non sono passati inosservati, approfondendo le loro storie da un punto di vista inedito. Buona lettura a tutti. (Sciodavi)

Caro lettore, perché ti scrivo?

Nel tourbillon di motivi, mi va di scegliere quello di provare a incuriosirti, fino a farti approfondire quello che sta dietro ad alcune donne e uomini, del passato e del presente, che secondo me hanno lasciato il segno,  che quantomeno sono state importanti, veramente importanti per qualcun altro.

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Charlie Parker Jr. Kansas City, 29 agosto 1920 – New York, 12 marzo 1955

Hanno avuto qualcosa di eccezionale che è stato un dono unico e prezioso, e lo hanno saputo dare, magari anche inconsciamente. Lo hanno trasmesso, comunicato, condiviso. Hanno emozionato, o per usare una parola più azzeccata, hanno “mosso” (latino e inglese ci vengono in soccorso). Spesso queste persone sono state e continuano ad essere controverse. Fraintese. Pre-giudicate. Senza dubbio uniche.

In fondo, dunque, il motivo per cui ti scrivo, è quello di farti cadere nella trappola più bella, nella quale da bambini cresciuti abbiamo imparato a starcene bene alla larga, forti della nostra crescente conoscenza del mondo: la trappola del “perché?”. E così aiuterai anche me a caderci. Ogni volta di nuovo.

Mi piacerebbe essere breve nell’introdurti queste persone “Very Important”, forse oggi mi sono già dilungato troppo. Sarebbe bello poter interagire con quello che pensi tu, lettore; con i tempi che gli impegni ci permettono. Con i tempi delle lettere.

Concludo questa premessa con una puntualizzazione sulle mie fonti. Molte provengono da film, libri, da siti internet, dalle pagine di wikipedia italiane e inglese. Senza dubbio ci sono imprecisioni storiche, notizie false, eventi e tratti del carattere romanzati. Non vedo l’ora di ascoltare e leggere le vostre correzioni, le vostre interpretazioni, i vostri suggerimenti. Mi aiuteranno a pormi ancora meglio i miei “Perché?”.

Iniziamo quindi con il primo VIP: Charlie Parker. Uno dei più grandi jazzisti “ever”. Forse il più grande Sassofonista. Perché è veramente importante per me? Che insegnamento mi porto a casa?

Charlie è importante perché sentiva di dover usare un linguaggio non necessariamente identico a quello di tutti gli altri, anche correndo il rischio di non essere capito.

Dimostra che il talento da solo non è nulla. Suonava anche 15, 16 ore al giorno.

Charlie ci ricorda quanto alcol, droga, e le dipendenze in generale (ogni giorno ce ne creano di nuove), possono distruggerci. Ci insegna che lottando si possono sconfiggere. Ma perseverando, a vincere alla fine sono loro.

Charlie è importante perché ascoltando Lover Man sa emozionarti… senti il respiro, la vita, profondamente intrisa nelle note; perchè riascoltando Lover Man dopo aver letto il racconto di Ross Russell, non puoi impedire all’emozione di farti rimanere a bocca aperta, mentre una goccia, lenta come l’incedere del contrabbasso, scende dall’occhio e va ad accoccolarsi nell’angolo della bocca.

Concludo con le traduzioni di due citazioni: quella di Charlie sulla notte che ha segnato per lui la nascita del Be-Bop, e un pensiero di Miles Davis. A presto.  John.

« Non riuscivo più a sopportare le armonie stereotipate che allora venivano continuamente impiegate da tutti. Continuavo a pensare che doveva esserci qualche cosa di diverso. A volte riuscivo a sentire qualcosa, ma non ero in grado di suonarlo… Si quella notte improvvisai a lungo su Cherokee. Mentre lo facevo mi accorsi che impiegando come linea melodica gli intervalli più alti degli accordi, mettendovi sotto armonie nuove, abbastanza affini, stavo suonando improvvisamente ciò che per tutto quel tempo avevo sentito dentro di me. Rinacqui a nuova vita»
(Charlie Parker)Shapiro Nat, Hentoff Nat. Hear Me Talkin’ To Ya, 1955, pag. 354_______________________________________________________________________
« Ci fu una lunga introduzione pianistica, che sembrò interminabile, da parte di Jimmy Bunn, che scandiva il tempo in attesa del sassofono. Charlie aveva mancato l’entrata. Con alcune battute di ritardo, finalmente entrò. La sonorità di Charlie si era rinfrancata. Era stridente, piena di angoscia. In essa c’era qualcosa che spezzava il cuore. Le frasi erano strozzate dall’amarezza e dalla frustrazione dei mesi passati in California. Le note che si susseguivano avevano una loro triste, solenne grandiosità. Sembrava che Charlie suonasse con automatismo, non era più un musicista pensante. Quelle erano le dolorose note di un incubo, che venivano da un profondo livello sotterraneo. Ci fu un’ultima strana frase, sospesa, incompiuta e poi silenzio. Quelli nella cabina di controllo erano un poco imbarazzati, disturbati, e profondamente commossi.»
(Ross Russell)Cit. da Bird Lives! ripresa e tradotta da Arrigo Polillo in Jazz.

 

2 Comments
  1. luce gennaio 10, 2014 Reply
  2. Valentina_89 gennaio 20, 2014 Reply

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