Gerusalemme e la scommessa di Trump

La vera notizia è che “Gerusalemme capitale di Israele” sembra scandalizzare più l’establishment e i media occidentali che non gli arabi.
La seconda notizia è che nonostante gli avvertimenti e le minacce retoriche di vari attori arabi e non, istituzionali e non – dall’Autorità nazionale palestinese (Anp) fino alla Giordania e la Turchia, passando per Hamas – Trump ha comunque preso la decisione di riconoscere unilateralmente Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico e di spostarvi l’ambasciata da Tel Aviv. Vedremo se questo  scatenerà una nuova Intifada  nei Territori occupati palestinesi o se invece ha ragione lui e che quindi una rivolta abbia bisogno di consenso popolare e di una visione politica per raccogliere i frutti di un’eventuale sollevazione di successo. Vedremo se effettivamente sono finiti i tempi di quell’humus sociale e politico della prima e della seconda Intifada. Oggi le comunità palestinesi sono imbrigliate in una rete di controllo che le frammenta, come a Gaza del resto. E gli attori locali (Giordania, Egitto, Turchia) si dicono solidali con i palestinesi ma di fatto reagiscono in maniera troppo tenue per pesare sul tavolo dei negoziati.

La Turchia di Erdoğan ha minacciato di interrompere i rapporti con Israele, un minimo sindacale insomma, anche perché Ankara ha bisogno, per restare nella Siria del nord, di mantenersi nell’orbita russa (e quindi di non inimicarsi troppo lo Stato ebraico).
La questione, certamente, rimane. Ma rimane per gli esperti del settore, i diplomatici, gli intellettuali occidentali.

Forse invece Trump, che non si sta dimostrando per nulla radical chic, ha fatto il colpaccio nel modo e nel momento giusto e se così fosse, avrebbe dato una svolta per risolvere il problema del secolo.

Qualcuno, invece pensa che abbia agito in maniera irresponsabile e che, dunque, la questione palestinese sarebbe di fatto irrisolvibile perché le cause vanno ben oltre l’arroganza dei soprusi israelo-americani nei confronti dei palestinesi. Forse Gerusalemme resterà palestinese come rimangono palestinesi Haifa o tutte le altre città relative ma quello su cui scommette Trump è che i palestinesi soffrano troppo  le difficili quotidiane condizioni socio-economiche per sollevarsi contro Israele e Usa sulla questione di Gerusalemme.

Su questo interrogativo si basa la scommessa di Trump sulla quale non ci sentiamo di puntare un euro.

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