Perché Audrey Hepburn?

Caro lettore, perché ti scrivo?
Nel tourbillon di motivi, mi va di scegliere quello di provare a incuriosirti, fino a farti approfondire quello che sta dietro ad alcune donne e uomini, del passato e del presente, che secondo me hanno lasciato il segno. Per qualcuno queste persone sono state controverse. Qualcuno le ha fraintese. Pre-giudicate. Senza dubbio sono e sono state uniche.
In fondo, dunque, il motivo per cui ti scrivo, è quello di farti cadere nella trappola più bella, nella quale da bambini cresciuti abbiamo imparato a starcene bene alla larga, forti della nostra crescente conoscenza del mondo: la trappola del “perché?”. E così aiuterai anche me a caderci. Ogni volta di nuovo.
Concludo questa premessa con una puntualizzazione sulle mie fonti. Molte provengono da film, libri, da siti internet, dalle pagine di Wikipedia italiane e inglesi. Senza dubbio ci sono imprecisioni storiche, notizie false, eventi e tratti del carattere romanzati. Non vedo l’ora di ascoltare e leggere le vostre correzioni, le vostre interpretazioni, i vostri suggerimenti. Mi aiuteranno a pormi ancora meglio i miei “Perché?”.

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Audrey Hepburn (1929-1993)

Veniamo quindi al nostro VIP. Una VIP, per la precisione; anzi, La vip, a mio parere, quando si parla di “Bellezza”: molti di voi avranno già intuito che sto parlando di Audrey Hepburn (1929-1993), migliore attrice agli Oscar 1954 per Vacanze Romane e Premio umanitario Jean Hersholt postumo nel 1993.
Perchè quindi parlare di lei? Concedetemi il vezzo di prenderla un po’ larga, come al solito. Capita a volte che tra uomini, dopo aver parlato di argomenti fondamentali per la vita come il calcio e i motori, si finisca, guarda caso, a parlare di donne. E mano a mano che il discorso si fa più serio (incredibilmente, ebbene sì), ogni partecipante alla discussione arriva a proporre il proprio postulato in termini di bellezza; quanto questa caratteristica sia in relazione col fascino, quanto sia soggettiva piuttosto che oggettiva, in quale età si manifesti nella forma preferita da ciascuno dei presenti, etc. etc.
Dopo qualche scambio di battute, la discussione spesso trova consensi su una considerazione a metà tra il luogo comune e lo scontato: ovvero il fatto che, nel momento in cui una bella donna diventa consapevole della propria bellezza, e degli impatti che questo ha sulle dinamiche sociali, costei, da un punto di vista quasi evoluzionistico e darwiniano, si trova a sviluppare meno altre virtù rispetto alle sue “compagne meno dotate in tal senso”. E da qui il discorso scivola sulla rarità di poter trovare donne belle e al contempo intriganti, sorprendenti, sagge, intelligenti, intraprendenti. Donne alla lettura, in ogni caso state tranquille. Questi uomini non stanno parlando di voi, ma delle vostre amiche o delle vostre colleghe.
Infine, dopo un ultimo scambio di vedute tra chi ritiene che questa età della consapevolezza arrivi molto presto, e chi un po’ più tardi, l’argomento si dissipa, sommerso dalla necessità di riprendere le chiacchiere sull’ultimo cambio di allenatore della squadra preferita, inframmezzate dai dubbi sul rapporto prestazioni/affidabilità della nuova rossa di Maranello.
Fortunatamente Darwin e soci vengono messi a tacere da donne come Audrey. Donne dove la consapevolezza della bellezza non è altro che un catalizzatore sinergico di virtù più introspettive, che vanno a generare quel mix indescrivibile chiamato fascino, vera carta d’identità di ogni persona.
Donne che fanno sognare, che si fanno stimare. E Audrey non può che essere una regina, o forse è meglio dire una principessa. Una bellezza che non si lascia dominare dal tempo ma che matura, sublima, si impreziosisce, fino a dominare il tempo stesso, ad arrestarlo, ad invertirlo.
Dunque, perché la Hepburn è così importante? Credo principalmente per due aspetti: primo, per i valori che la guidano negli anni di crescente successo che accompagnano la sua carriera di attrice; secondo, per l’ispirazione e l’esempio che dà con il suo impegno umanitario e sociale negli anni della completa maturità, in particolare rivolto ai bambini dei paesi più poveri, come ambasciatrice Unicef.
Certamente segnata dagli anni della guerra e del nazismo, che le lasciarono indelebili nell’anima i segni della malnutrizione e della sofferenza, seppe apprezzare il pieno significato della libertà e dei diritti umani. Audrey è importante per la classe che lasciava percepire al suo passaggio, per il tatto con cui si relazionava con gli altri, per il suo non far mai pesare il fatto di essere prima donna, pur essendo primissima. Anche oggi vi lascio con alcune citazioni: due della stessa Hepburn, e una di Gregory Peck, attore protagonista di Vacanze romane, riguardo al layout dei titoli del film. Sperando di avervi incuriosito ad approfondire il personaggio, vi saluto in attesa del prossimo nostro VIP.

« Se fossi occupata a lavorare come attrice, mi sentirei come se stessi derubando la mia famiglia, mio marito e i miei figli, derubandoli dell’attenzione che dovrebbero ricevere »
(da L’Ange des enfants)

« Chi non crede nei miracoli, non è realista. »
(da L’Ange des enfants)

«Sono abbastanza intelligente da capire che questa ragazza vincerà l’Oscar nel suo primo film e sembrerò uno sciocco se il suo nome non è in cima, insieme al mio. »
Audrey Hepburn’s Filmography, audrey1.org. URL consultato il 18 gennaio 2011.

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