I colpi di coda di un regime sconfitto

(PAU BARRENA/AFP/Getty Images)

Si legge nel breve comunicato circolato su Telegram e Twitter, prima in lingua araba e poi in spagnolo: “Una fonte di sicurezza all’agenzia Amaq: gli esecutori dell’attacco di Barcellona sono soldati dello Stato Islamico e hanno compiuto questo attacco in risposta agli appelli di colpire i paesi della Coalizione”.

Nella stessa partecipa anche la Spagna con 300 soldati impiegati in Iraq in attività di addestramento.

La rivendicazione ufficiale da parte dell’Isis è giunta alcune ore dopo i fatti di La Rambla. In passato, e in attacchi simili, l’Isis aveva già pronta la rivendicazione che iniziava a circolare al massimo entro un’ora  dall’esecuzione dell’attacco.

In questo caso ci sono volute molte ore. Questione forse secondaria ma la propaganda dell’Isis ha pesantemente risentito delle sconfitte subite sul terreno, in particolare in Iraq, Siria e Libia. Azioni come quella di Barcellona sono condotte da soggetti o cellule che si muovono da sole, senza seguire la scala gerarchica dello Stato Islamico anche se magari lo fanno in nome dell’ideologia e degli appelli lanciati dal cosiddetto Califfato.

L’attentato di Barcellona è un attacco non solo a tutta l’Europa e a tutto l’Occidente, ma anche ai paesi arabo-musulmani che contribuiscono alla lotta all’Isis visto che La Rambla è la via di Barcellona più frequentata dai turisti musulmani.

Oggi subiamo i colpi di coda di un regime che ha perso sul piano militare quasi tutto. Lo si sapeva che con le sconfitte militari dell’Isis sarebbe aumentata la minaccia di azioni singole e autonome con date e bersagli difficilmente prevedibili – ma sempre nel cuore dell’Occidente, in particolare nei paesi della Coalizione internazionale anti-Isis.

Indebolito sul terreno, lo Stato Islamico rimane forte nell’ideologia e nella sua veicolazione tramite le reti sociali. L’Isis è per i giovani radicalizzati islamici un’alternativa alla realtà, in cui l’arma di riscatto sociale di mussulmani nati in occidente è la violenza come espressione della propria volontà di potenza.

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