Vaccino coronavirus. Da Harvard, il nuovo metodo “veloce”.

Ci sono centinaia di milioni di persone, forse miliardi che sono in quarantena o stanno limitando i contatti sociali per evitare la diffusione del contagio da Coronavirus. Le nostre speranze ricadono nella scienza e nella ricerca: sui ricercatori di tutto il mondo che stanno studiando un modo per fermare la pandemia.

Il Kaiser Permanente Washington Research InstituteIl vaccino è per molti scienziati l’unica vera soluzione. Questo mese, se ne sta testando uno e molte sono le possibili alternative. E’ la cosidetta la fase III. In questa fase ad alcune migliaia di persone (fino a decine di migliaia) viene somministrato il vaccino da testare. Alcune di loro però riceveranno un placebo. Un placebo è una dose di vaccino “finta”, presumibilmente una sostanza fisiologica, senza alcun tipo di effetto. Successivamente i volontari verranno monitorati per vedere se nel corso della loro vita normale si ammalano oppure no. Questo metodo come si può facilmente capire richiede molto molto tempo.

Invece uno studio di Harvard ha pubblicato un nuovo metodo che sarebbe più veloce, molto ( http://nrs.harvard.edu/urn-3:HUL.InstRepos:42639016 (2020).

Harvard University

Con questo metodo “veloce” verrebbero  coinvolte “solo” 100 persone, giovani e in buona salute, per condurre uno studio sicuro e più accettabile eticamente perché i 100 volontari potrebbero addirittura trarne vantaggio.

Questo sistema potrebbe accelerare notevolmente i tempi di approvazione e di utilizzo del nuovo vaccino. Infatti la fase III è la fase che occupa più tempo di tutta la procedura. La fase III tradizionale coinvolge, come detto sopra molte, molte persone anche perché com’è comprensibile molti volontari proveranno, comunque, a non infettarsi, per esempio, isolandosi.

Se, invece, si espongono tutti i partecipanti dello studio al patogeno, non solo si può solo fare affidamento su molti meno volontari ma, cosa ancora più importante, si può impiegare un periodo di tempo molto più breve per ottenere i primi risultati.

Ci sono alcuni precedenti in letteratura scientifica con esposizione a virus anche molto mortali. Ad esempio al tifo, al colera e alla malaria, ma anche alla semplice influenza. 

Quindi il nuovo metodo prevede che si selezioni un gruppo di persone a basso rischio – individui giovani e relativamente sani – sicuramente non infettati. Si somministra il vaccino o un placebo in modo casuale. E poi li espongono al virus in maniera artificiale.

Il rischio per i volontari può essere ridotto in modo molto significativo selezionando persone relativamente giovani – tra i 20 e 45 anni – e in ottima salute. Inoltre i volontari verrebbero esaminati quotidianamente, e a questi verrebbe assicurato il miglior trattamento possibile dopo il rilevamento dell’infezione con accesso immediato, precedenza e priorità rispetto a chiunque altro indipendentemente dall’età o dalla congestione del sistema sanitario. In questo modo paradossalmente potrebbe anche risultare più sicuro per alcuni aderire allo studio piuttosto che attendere una probabile infezione e quindi provare a fare affidamento sul sistema sanitario generale. Il nuovo metodo rende potenzialmente razionale – anche da un punto di vista egoistico – partecipare come volontario a tale studio.

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fonte: Ewen Calloway su nature.com, “Should scientists infect healthy people with the coronavirus to test vaccines?”

 

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